perché decarbonizzare

Il grande piano UE sul clima

Il grande piano UE sul clima

L’Unione Europea punta a dimezzare le emissioni di CO2 entro il 2030. Per farlo, la Commissione ha proposto un pacchetto in 10 punti per decarbonizzare industria, trasporti ed energia. La vera sfida? Coniugare sostenibilità ambientale con quella economico-sociale.

Nel piano Fit for 55 l’Unione europea ha fissato un obiettivo chiaro: ridurre almeno del 55% le emissioni di gas serra entro il 2030 per arrivare alla neutralità carbonica nel 2050. Il percorso per raggiungerlo è però ancora da definire ed è oggetto di negoziato fra i governi, preoccupati di conciliare la sostenibilità ambientale con quella sociale ed economica.

Una piena transizione ecologica del continente deve infatti tenere conto delle conseguenze su lavoratori e famiglie. Le misure proposte dalla Commissione per attuare il Green Deal avranno un inevitabile impatto sui bilanci di governi, imprese e cittadini – un impatto più o meno severo, a seconda della capacità delle autorità di conciliare l’impellente trasformazione ecologica con strumenti di sostegno a investimenti, occupazione e consumi. 

Il progetto di decarbonizzazione di Bruxelles poggia su 10 pilastri: si va dalla riforestazione all’armonizzazione delle politiche fiscali sull’energia, dall’efficientamento degli edifici pubblici all’introduzione di un dazio verde sulle importazioni dai Paesi inquinanti. 

Il punto sinora più discusso riguarda il settore dei trasporti: entro il 2030 le emissioni delle nuove auto dovranno scendere del 55% rispetto ai livelli attuali per poi azzerarsi nel giro di cinque anni. In altri termini, a partire dal 2035 verrà attuato in UE un bando alle vetture diesel e benzina in favore di veicoli elettrici e a idrogeno. 

La svolta dovrà essere impressa dai governi: tornando all’esempio dei trasporti, la Commissione chiede ai Paesi membri di installare sulle arterie di viabilità una colonnina di ricarica elettrica ogni 60 chilometri e una a idrogeno ogni 150 chilometri. La mobilità su strada verrà poi inclusa in un nuovo sistema per lo scambio di permessi CO2 a cui parteciperà anche il settore edilizio.

A questo, va sommato il fatto che il numero di  “permessi per emettere”, gli ETS, diminuirà significativamente di anno in anno in modo da far lievitare il prezzo dell’anidride carbonica e incoraggiare l’adozione di energie e tecnologie rinnovabili. 

Nel sistema rientreranno anche il trasporto aereo e marittimo, che saranno così incentivati a impiegare combustibili sostenibili. Per evitare poi che l’inquinamento si sposti da valle, cioè da chi utilizza l’energia, a monte, cioè chi la produce, entro il 2030 i Paesi membri dovranno ricavare il 40% della propria energia da fonti rinnovabili. 

Il costo del pacchetto di contrasto al cambiamento climatico non è ancora stato quantificato, ma sarà ingente.

Chi pagherà? La Commissione ha proposto di istituire un fondo sociale per il clima da 72 miliardi per evitare che il peso della transizione verde ricada sui cittadini europei.

La sostenibilità economica del piano Fit for 55 dipenderà però soprattutto dalla capacità di coniugare transizione ecologica con l’esigenza di preservare la competitività industriale. Le leve tecnologiche da attivare per decarbonizzare le produzioni industriali non mancano: per azionarle con profitto serviranno però investimenti pubblici e privati. Le imprese non possono essere lasciata sole di fronte a questa importantissima sfida.